Covid e regime alimentare: effetti sull’infiammazione

Covid-19 e risposta infiammatoria dell’organismo sono legati. La dieta gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’infezione, nella gravità dei sintomi ma anche nel dopo-malattia

Dall’inizio della pandemia ad oggi un ampio campo di indagine ha riguardato il ruolo della nutrizione nella malattia da Sars-coV2, sia in chiave di prevenzione sia in termini di come gestire la dieta durante la malattia e dopo la guarigione.

Esiste una dieta che ci aiuta a difenderci dall’infezione del nuovo coronavirus? È ormai chiaro che questo virus scatena una tempesta infiammatoria mediata da citochine. Uno studio di luglio 2020 metteva in relazione la dieta comunemente adottata nei paesi occidentali e il rischio di un esito severo della malattia.

Nutrienti e Sistema immunitario

Attraverso l’assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali possono supportare il nostro sistema immunitario. In particolare, per alcune vitamine (A, C, E e D), micronutrienti (zinco e selenio) e per i probiotici sono state dimostrate reali proprietà immunostimolanti.

Il nostro regime alimentare, la cosiddetta dieta mediterranea fornisce un apporto ottimale di tutti i nutrienti che giocano un ruolo chiave nel potenziare le  difese immunitarie. Non a caso, la nostra dieta si caratterizza per un’abbondanza di alimenti vegetali (pane, pasta, verdure, legumi, frutta e frutti secchi, olio di oliva), un buon consumo di pesce, carne bianca, latticini e uova, moderate quantità di carne rossa e modesto consumo di vino durante i pasti.

Infiammazione, no grazie

Il nesso fra alimentazione e Covid-19 sarebbe proprio lo stato infiammatorio dell’organismo indotta da una dieta sbilanciata. Un regime alimentare ricco di cardoidrati raffinati, zuccheri e grassi altera l’immunità adattativa, portando a infiammazione cronica e ad un’alterata capacità di difesa dell’ospite contro i virus e a un aumento dello stress ossidativo delle cellule.

Lo studio citato sopra rileva che anziani e persone già affette da malattie croniche sono le più suscettibili nei confronti del virus Sars-Cov2, nonostante tutta la popolazione sia in generale esposta allo stesso modo al rischio di ammalarsi. Inoltre, l’infiammazione può avere conseguenze a lungo termine in coloro che guariscono, portando a condizioni mediche croniche, come demenza e malattie neurodegenerative, attraverso meccanismi neuro-infiammatori che possono essere aggravati da una dieta malsana e scorretta.

Dieta post covid

Inevitabile è l’associazione fra il ruolo della dieta e la sindrome denominata Long-Covid, ossia quella serie di sintomi invalidanti che si presentano post guarigione sotto forma di stanchezza persistente, mal di testa, mancanza di respiro, perdita dell’olfatto, debolezza muscolare, febbre, disfunzione cognitiva, tachicardia, disturbi intestinali e manifestazioni cutanee.

In generale, sono le donne ad avere il doppio delle probabilità di sviluppare il Long Covid, rispetto agli uomini. A 60 anni, tuttavia, il livello di rischio diventa simile. Oltre all’essere donne anche età avanzata e indice di massa corporea più alto sembrano essere fattori di rischio. Il motivo anche in questo caso sembra riconducibile ad una eccessiva risposta infiammatoria attivata dal virus. Da qui, l’importanza di un controllo della dieta con attenzione particolare nel preferire alimenti freschi, ricchi di vitamine, fibre e micronutrienti ad azione antiossidante e un controllo nel consumo degli zuccheri semplici.